Bottoni, fili da cucito colorati, scampoli di tessuto e forbici (quelle vere, eh, mica quelle con la punta arrotondata!): quando il cou.cou.jesco cicaleccio diventava insopportabile, la futura cou.cou.senior tentava (inutilmente) di tacitare la ciarliera rampolla condividendo con lei gli strumenti essenziali del taglia e cuci.
Cancellate con una passata di spugna di interessi tanto vari quanto distanti, relegate al ruolo di giochi da bimba, sembrava che quelle amene pratiche fossero finite nel novero dei ricordi del tempo che fu.
Ma poi, oramai otto anni fa, con voce stentorea e vagiti altisonanti cou.cou.baby ha festeggiato la sua venuta al mondo. E cou.cou.ja ha appreso che la spunta delle infinite gioie maternali poteva felicimente arricchirsi della voce “uso/abuso della prole nella pratica di sperimentazioni sartoriali”, tanto più esaltante quanto meno, specie in età neonatale, la cavia potesse opporre resistenza.
Bavaglini fatti a mano, copri-libretto pediatrico, quaderni prima infanzia; e poi sacchi nanna, completi culla, grembiuli per la scuola: cou.cou.ja e la gavetta.